Ascoltare il cuore per prendersi cura della mente

Nonostante il parziale superamento del dualismo mente/corpo, supportato anche dai più recenti contributi delle neuroscienze cognitive, nell’immaginario comune cuore e cervello vengono ancora considerati due spazi separati del nostro essere. Crediamo di “seguire ciò che ci dice il cuore” quando sono prevalentemente le emozioni e i sentimenti a dettare i nostri comportamenti o decisioni. Al contrario, “usiamo il cervello” nel pensiero razionale, quando pensiamo secondo la ragione e la logica. Questa contrapposizione, unita alla predilezione per il pensiero logico-razionale nel contesto storico e culturale contemporaneo, rischia di alimentare l’idea che le sensazioni, le emozioni e i sentimenti siano subordinati al controllo del cervello e che pertanto rivestano un ruolo secondario.

In realtà tutte le funzioni mentali operano sullo sfondo di un “corpo emozionale”. Questo perché i vissuti affettivi sono il risultato diretto di cambiamenti fisiologici a livello viscerale, e la percezione, più o meno consapevole, di tali cambiamenti ci permette di dare un nome alle emozioni. In psicologia questa consapevolezza corporea viene studiata sotto il nome di interocezione e viene misurata proprio attraverso l’abilità di rilevare il battito cardiaco. I più recenti studi sull’interocezione mostrano che anche i processi decisionali di ordine superiore sono ancorati a un’affettività di base, ovvero ai cambiamenti corporei viscerali che sottendono gli stati emozionali. Pertanto la dimensione affettiva influenza ogni tipo di pensiero e il modo in cui monitoriamo e interpretiamo le sensazioni corporee interne è intrinsecamente connesso ai processi di elaborazione mentale.

Ma per quale motivo è importante lavorare sulla consapevolezza corporea? Principalmente perché una migliore percezione dello stato interno corporeo permette una migliore regolazione delle emozioni. A tal riguardo, esistono già molti studi che evidenziano una correlazione positiva tra abilità interocettiva e regolazione emozionale. Questi studi sono in linea con le teorie periferiche delle emozioni, secondo le quali la capacità di rilevare le reazioni fisiologiche agli eventi interni o esterni è associata ad una migliore capacità di riconoscere, comprendere e modulare la risposta emozionale. Questo vuol dire che entrare in contatto con le sensazioni corporee interne può facilitare la regolazione emozionale supportando la rilevazione, l’interpretazione e l’integrazione delle prime reazioni corporee in risposta agli stimoli emozionali.

Ascoltare il cuore ed integrare le sensazioni viscerali a livello di coscienza diventa un’abilità necessaria alla conoscenza di sé e una condizione imprescindibile nel processo di autoregolazione emozionale. Nella mia pratica utilizzo principalmente l’analisi bioenergetica per facilitare tale processo, in quanto essa permette di conoscere, esprimere e padroneggiare il corpo emozionale.